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Il mal di schiena del cavallo, cause e soluzioni con la chiropratica_Parte 2

30, Ott, 2023 | Salute del cavallo

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Spesso capita che il proprio cavallo mostri reazioni di disagio o difesa quando si tocca o pulisce la schiena, oppure reagisca durante il sellaggio o abbia difficoltà nella riunione. Prima di prendere in considerazioni problemi comportamentali o di addestramento, occorre sempre escludere che il cavallo non provi dolore; in questo caso un grosso aiuto è rappresentato dalla chiropratica, sia per quanto riguarda la diagnosi che la cura del mal di schiena del cavallo. Dopo aver visto le patologie di origine traumatica o congenita, vediamo ora le patologie degenerative.

Patologie degenerative

Osteoartrite delle faccette articolari

il mal di schiena nel cavallo

Radiografia diagnostica per osteoartrosi delle faccette articolari di due vertebre toraciche (frecce bianche)

È tra le condizioni più comuni e spesso causa di mal di schiena nel cavallo. Questa patologia è ancora oggetto di studio poiché gran parte degli studi sui processi degenerativi e l’invecchiamento della colonna vertebrale equina sono stati eseguiti post mortem e quindi molti cavalli faticano ad ottenere una diagnosi in vita. Uno di questi studi condotto da Kevine Haussler della Colorado State University ha evidenziato la presenza di questa patologia nel 97% dei cavalli esaminati a livello lombare! Come per la ORDSP o Kissing Spine questa patologia può essere rinvenuta anche in cavalli che non manifestano in modo evidente mal di schiena. E’ altresì vero che molti cavalli di media età soffrano di dolore cronico e quindi potrebbero adattarsi nel corso del tempo a questa condizione di dolore persistente, diverso da un dolore acuto e importante, ma tale da generare un disagio o un calo delle performance sportive. La diagnosi può essere fatta mediante radiografia, (con proiezioni oblique di 20° dorso-mediali e ventro-laterali) ecografia e scintigrafia. Le lesioni comprendono riduzione degli spazi articolari, sclerosi e osteofitosi (in pratica si “ispessisce” l’osso delle superfici articolari o si forma tessuto osseo esuberante). Per quanto riguarda la terapia, oltre alla terapia farmacologica, strumentale e alla fisioterapia, è possibile trattare i cavalli affetti con infiltrazioni di corticosteroidi il più delle volte a livello di muscolo multifido (un muscolo epiassiale) in quanto è assai difficile raggiungere lo spazio articolare anche con la guida della sonda ecografica. Infine anche la mesoterapia è un’ottima alleata nella gestione del dolore. Secondo alcuni studi anche le iniezioni endovenose di acido tiludronico possono migliorare la condizione di questi cavalli. E’ logico ipotizzare che alla base dei processi artrosici ci sia sempre un problema biomeccanico di instabilità con il generarsi di forze di attrito tra le superfici articolari. A volte questo accade per una predisposizione genetica o come compensazione di una situazione di ipomobilità a monte o a valle del tratto interessato (secondo un effetto domino). Per tale motivo mantenere una buona mobilità di tutti i tratti della colonna vertebrale mediante trattamento chiropratico è sempre indicato come prevenzione o rallentamento del fenomeno per impedire che si estenda a più articolazioni.

Spondilosi ventrale

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Spondilosi ventrale

Anche la spondilosi vertebrale può essere causa di mal di schiena nel cavallo sebbene il suo significato clinico sia spesso messo in discussione tra i veterinari e sia piuttosto rara in questa specie. In caso di spondilosi si assiste alla neoformazione di tessuto osseo sulla superficie ventrale delle vertebre toraco-lombari. Data la localizzazione è infatti incerto il suo ruolo nel causare direttamente dolore al cavallo. Per questo motivo il mal di schiena nei cavalli con spondilosi vertebrale potrebbe essere dovuto ad altri fattori.

 

Discospondilosi

Questa patologia come la precedente è di rado diagnosticata nel cavallo soprattutto con gli strumenti diagnostici normalmente disponibili. Si tratta di un processo degenerativo che coinvolge sia la vertebra che il disco intervertebrale. Nel cavallo le patologie del disco originano spesso da un evento traumatico come una caduta o un trauma ripetuto nel tempo dovuto all’esercizio con parallelamente lo sviluppo della spondilosi. Da un punto di vista clinico possono essere presenti sintomi neurologici. Anche in questo caso la diagnosi viene fatta mediante esame radiografico o scintigrafico e la terapia è multimodale compreso l’approccio chiropratico per ottimizzare la biomeccanica della colonna.

Patologie infettive

Spondilite/discospondilite

La spondilite o la discospondilite possono essere causa di mal di schiena nel cavallo e sono delle infezioni che colpiscono il solo corpo vertebrale o anche il disco vertebrale corrispondente. Sono causate nella maggior parte dei casi da batteri che diffondono nel circolo sanguigno e i puledri sono i più colpiti, a causa di una mancata immunizzazione da parte degli anticorpi materni contenuti nel colostro (il primo latte poppato dal puledro appena nato). Il quadro clinico può essere complesso e comprendere letargia, febbre, rigidità della colonna, deficit neurologici se associata meningite. In questo caso la diagnosi è radiografica e la terapia prevede un approccio prevalentemente farmacologico mediante l’uso di antinfiammatori e antibiotici.

Fistola del garrese

Si tratta di una condizione rara in cui vi è un’infiammazione cronica che colpisce la borsa sovraspinata (tessuto connettivo che sovrasta i processi spinosi del garrese). L’infiammazione può essere dovuta ad un’infezione o infestazione parassitaria. In casi molto gravi il processo può estendersi anche al tessuto osseo dei processi spinosi. Non si può escludere anche una causa traumatica che porta ad una frattura. Da un punto di vista clinica si apprezza una tumefazione dolente (gonfiore) nella regione del garrese che a volte può presentare una ferita o tragitto fistoloso mediante il quale un eventuale essudato viene spurgato verso l’esterno. Non è infrequente che i cavalli con una fistola del garrese possano presentare febbre e anoressia. La terapia è soprattutto farmacologica ma può essere presa in considerazione anche la terapia chirurgica per una pulizia radicale del tessuto danneggiato in caso di mancata risposta alla prma.

Patologie muscolari

Le malattie del muscolo o miopatie possono essere causa di mal di schiena nel cavallo. Esse possono essere localizzate o generalizzate e di conseguenza varierà la presentazione clinica. Nel primo caso si tratta di lesioni quali contusioni, strappi o stiramenti di natura traumatica oppure trigger points miofasciali. Da un punto di vista ecografico le lesioni acute possono essere a volte non evidenziabili come i trigger point. I trigger point sono dei punti di dolore estremamente localizzato associati ad una mancanza di un corretto apporto di sangue in quel punto. Le terapie manuali unitamente a quelle strumentali (laser, tecar, ultrasuoni) possono essere un valido aiuto in questi casi per sciogliere i trigger point e migliorare la vascolarizzazione e ridurre il dolore, facilitando il processo di riparazione delle fibre muscolari. Le contratture muscolari possono essere conseguenti ad alterazioni muscolari o portare esse stesse ad alterazioni biomeccaniche con conseguenti blocchi a livello vertebrale. In ogni caso ottimizzare la mobilità e la postura attraverso il trattamento chiropratico è un’ottima opzione terapeutica.

Per quanto riguarda le miopatie generalizzate la forma più comune è miopatia da sforzo o la rabdomiolisi altrimenti detta mioglobinuria o malattia del lunedì. I cavalli affetti da questa condizione si presentano estremamente rigidi, dolore generalizzato, mal di schiena e a volte anche zoppie posteriori, ed eliminano urine color caffè. A livello sanguigno si rileveranno alte concentrazioni di enzimi muscolari liberati nel sangue in seguito al danneggiamento delle fibre muscolari in gran parte per uno stato di acidosi muscolare importante. Si tratta di una patologia multifattoriale e le cause predisponenti possono essere congenite o acquisite: esercizio estremamente intenso e prolungato, squilibri elettrolitici, disturbi ormonali possono portare a soggetti geneticamente predisposti a soffrire di questa patologia (soprattutto i Purosangue dove in alcuni casi si associa un’anomalia nei canali del calcio a livello muscolare).

Alla rabdomiolisi ricorrente può associarsi anche un altro tipo di miopatia la PSSM o Polysaccharide storage myopathy ovvero un disturbo nel deposito di polissaccaridi (zuccheri) a livello muscolare. I cavalli affetti da questa malattia presentano un’ipersensibilità all’insulina con conseguente rimozione veloce dello zucchero circolante nel sangue. Tale disturbo è ereditabile e ne è responsabile un gene autosomico recessivo coinvolto nel metabolismo del glicogeno (lo zucchero di deposito nei muscoli). I Quarter horse, i cavalli da tiro Belgi e alcune razze da sella. La terapia si basa sul controllo dei sintomi mediante l’utilizzo di antinfiammatori, fluidoterapia, diuretici ecc ma soprattutto sulla prevenzione prestando particolare cura all’intensità dell’esercizio a cui vengono sottoposti i cavalli predisposti a questa patologia e all’alimentazione dove si cerca di aumentare l’apporto calorico a partire da fonti di lipidi (grassi) e diminuire quello di zuccheri.

Infiammazioni legamentose

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Localizzazione dell’articolazione sacroiliaca

A volte anche il legamento che sovrastano i processi spinosi (sopraspinoso) o i legamenti sacroiliaci possono infiammarsi causando mal di schiena nel cavallo. Il legamento sovraspinoso si continua con il legamento nucale e termina sull’ultima vertebra lombare. E’ un legamento molto importante in quanto su di esso si attaccano le porzioni tendinee del muscolo lungo del dorso (longissimus dorsi). Inoltre è molto superficiale in quanto si trova subito al di sotto della pelle e un sottile strato di tessuto adiposo sottocutaneo.Tale legamento può infiammarsi per continue e ripetute tensioni conseguenti a prolungate flessioni dell’incollatura o del tratto toraco-lombare (ad esempio durante la riunione), compressioni eccessive date dalla sella, oppure a lesioni a livello di inserzione sul processo spinoso (fratture avulsive comprese), o infine essere secondarie a ORDSP/Kissing spine. Non si escludono lesioni di origine traumatica ad esempio per una caduta o uno scivolamento. Il tratto più interessato è T15-T18. Una volta lesionato il legamento potrà ripararsi ma non presenterà più le sue proprietà “elastiche” con il conseguente rischio di una recidiva della lesione nello stesso punto. La diagnosi di queste patologie è soprattutto ecografica. La terapia prevede un approccio multimodale con terapie strumentali e farmacologiche (anche locali data la superficialità di queste strutture). Una volta che il dolore è diminuito è fondamentale un programma di esercizi terapeutici per rinforzare la muscolatura a sostegno della colonna sia fuori che dentro all’acqua (in questo caso avvalendosi di un tapis roulant in acqua). Dal momento che questa patologia può essere secondaria ad un problema di mobilità della colonna, anche in questo caso la prevenzione e la terapia trovano nel trattamento chiropratico un ottimo alleato. il mal di schiena nel cavallo

I legamenti sacroiliaci sono 3 per lato, dorsale, ventrale e intraosseo. Quello dorsale presenta una porzione corta dorsale e una laterale. La prima si attacca sull’aspetto dorsale della tuberosità sacrale e su quello abassiale dei processi spinosi sacrali. Entra inoltre in rapporto con la porzione caudale tendinea con il muscolo lungo del dorso (longissimus dorsi) per poi fondersi con essa e inserirsi sulla faccia abassiale dei processi spinosi del sacro. La porzione laterale ha forma triangolare e copre i muscoli sacrocaudali per poi andare a formare il legamento sacroischiatico. I legamenti sacroiliaci stabilizzano il bacino e la colonna oltre che le articolazioni sacroiliache. Essi possono lesionarsi per un trauma acuto con eccessiva dorsiflessione (ad esempio una caduta all’indietro) o ad un sovraccarico da lavoro (soprattutto nei cavalli saltatori o da corsa dove il posteriore deve sviluppare un’importante forza propulsiva). Una volta lesionati perdono la loro competenza e possono portare all’instaurarsi di osteoartrite delle articolazioni sacroiliache. I cavalli affetti da lesione dei legamenti sacroiliaci possono presentare un calo del rendimento atletico oltre che zoppie posteriori intermittenti. La diagnosi avviene prevalentemente per via ecografica. L’approccio terapeutico è il medesimo che sarà descritto per la disfunzione sacroiliaca.

il mal di schiena nel cavallo

Legamenti sacroiliaci

Disfunzione sacroiliaca

Secondo la mia esperienza, la disfunzione sacroiliaca è una delle cause più frequenti di mal di schiena nel cavallo. Secondo alcuni studi sono particolarmente colpiti i cavalli da dressage e da salto anche se spesso mi è capitato di rinvenire questa patologia anche nei cavali da reining e da cutting. L’articolazione sacroiliaca permette alla colonna vertebrale di articolarsi con il bacino permettendo la trasmissione dell’energia cinetica dai posteriori alla colonna verso il treno anteriore. Si tratta del punto di contatto tra le due superfici articolari del sacro e l’ileo (parte del bacino). La sua morfologia permette dei movimenti di scivolamento per lo più ad “8” per cui non è mai sottoposta a forze compressive ma bensì a forze di taglio. Le lesioni che colpiscono questa articolazioni sono soprattutto di tipo degenerativo (quindi cronico) con l’instaurarsi di fenomeni osteoartrosici successivamente ad un’instabilità dovuta ad un’incompetenza dei legamenti sacroiliaci. Ne risulta una scarsa forza propulsiva e falcate ridotte degli arti posteriori. Il quadro clinico tuttavia è estremamente variabile e il cavallo che ne è affetto può presentare sintomi clinici aspecifici come rifiuti di vario genere durante il lavoro, rigidità della schiena o delle anche ecc. A volte può essere presente un’asimmetria del bacino, un innalzamento della tuberosità sacrale con atrofia della muscolatura glutea, abbassamento della tuberosità sacrale eventualmente associata all’abbassamento della tuberosità dell’anca dello stesso lato, ecc.

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La disfunzione sacroiliaca

Inoltre questa disfunzione può essere associata ad angoli palmari negativi nei piedi degli arti posteriori e talloni scivolati. Mediante la visita chiropratica è possibile mettere in evidenza anomali biomeccaniche e soprattutto verificare la presenza di dolore mediante alcuni test. La conferma diagnostica può avvenire mediante scintigrafia o esame ecografico. Sono inoltre possibili anestesie diagnostiche di tale regione. Da un punto di vista terapeutico è fondamentale l’approccio chiropratico soprattutto per individuare e trattare i problemi biomeccanici che hanno portato all’instabilità di queste articolazioni per cui una delle due può essere instabile e andare a bloccarsi in fase specifica del movimento, come anche ipomobilità a livello lombare. Sarà altresì opportuno procedere con specifici esercizi terapeutici per migliorare l’elasticità del bacino e rinforzare la muscolatura glutea e delle cosce.

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Bibliografia: Henson, “Equine Back Pathology: Diagnosis and Treatment”