Se vi chiedessi di elencarmi gli organi di senso equini probabilmente mi direste occhio, orecchio, naso, pelle ecc., dimenticandovi di uno importantissimo… il piede del cavallo!
Il piede del cavallo è infatti uno dei principali strumenti da lui posseduti per ottenere informazioni dall’ambiente, captandoli e registrandoli come input o stimoli sensitivi per conoscere le caratteristiche del terreno su cui poggia e si muove; per questo motivo funge da vero e proprio organo di senso. Il cavallo ottiene tali informazioni attraverso recettori (terminazioni nervose) che le rilevano ed inviano tali informazioni sotto forma di energia elettrica al sistema nervoso centrale tramite i nervi. Il sistema nervoso centrale è costituito dal midollo spinale (presente all’interno del canale formato dalle vertebre) e dal cervello. A livello di midollo spinale le informazioni sull’ambiente circostante sono alla base della propriocezione e vengono integrate nei diversi riflessi necessari agli aggiustamenti di movimento e postura per il mantenimento dell’equilibrio (output motori). La propriocezione è la capacità dell’organismo di conoscere posizione e movimento delle varie parti del corpo senza l’ausilio della vista. Il controllo della postura è garantito per il 70% dalla funzione propriocettiva e solo per il restante 30% dal sistema visivo e vestibolare. Solo parte delle informazioni raccolte dai recettori giungerà al cervello e alla corteccia sensitiva per la percezione cosciente degli stimoli, la percentuale più alta viene gestita e integrata a livello di midollo spinale dove gli input (sensazioni) vengono tradotti in output (azioni). La stessa cosa succede anche a noi ad esempio quando mettiamo un piede su un oggetto appuntito e per via riflessa attiviamo la muscolatura della gamba per allontanare la pianta del piede dallo stimolo oppure se mettiamo il piede in una buca e vengono attivati i muscoli posturali per controllare il movimento della caviglia e non cadere a terra. Il tutto avviene in frazioni di secondo senza il controllo visivo e volontario. Grazie all’integrazione di queste informazioni a livello di midollo spinale e di Generatore di Pattern Centrale (CPG o Centrally Programmed/Pattern Generator). Il CPG è in grado di generare una configurazione ritmica di attività motoria coordinando la contrazione dei muscoli flessori ed estensori di arti e colonna vertebrale (sia in termini di attivazione che di grado di contrazione). Esso riceve informazioni oltre che dal piede anche dalle strutture nei muscoli e nelle articolazioni (dove sono presenti diversi tipi di meccanocettori attivati dal movimento). Grazie a questa integrazione di input sensitivi e output motori il cavallo è in grado di galoppare su superfici impervie e superare ostacoli senza cadere.
Il piede del cavallo e i suoi recettori permettono ai riflessi innescati di attivare la muscolatura e di modificare postura e movimento in base alle condizioni ambientali. Questo è possibile in quando dal midollo spinale escono i nervi diretti al piede (nervi metacarpali e digitali palmari). Ognuna di queste fibre nervose con le relative branche mediali e laterali è responsabile dell’attività sensitiva del piede. Un’ulteriore funzione dei recettori del piede una volta stimolati è quella di influenzare anche i tessuti del piede stesso producendo dei neurotrasmettitori in grado di inibire o eccitare le cellule del sistema nervoso oltre che regolare il flusso sanguigno per richiamare cellule del sistema immunitario in caso di infiammazione, dissipare energia all’impatto col terreno, dare supporto, interagire e proteggere il piede stesso.
I recettori del piede del cavallo rispondo a stimoli meccanici come pressioni, vibrazioni (in questo caso quindi definiti meccanocettori) che, variazioni di temperatura (termocettori) e stimoli algici (cioè che provocano sensibilità dolorifica e per questo definiti nocicettori). I nocicettori si attivano in caso di un danno ai tessuti e sono di vitale importanza per il dolore “fisiologico”, acuto e transiente che serve a proteggere da un danno permanente. Lo stesso fenomeno accade a noi quando per sbaglio tocchiamo con la mano una superficie incandescente e per via riflessa sottraiamo subito la mano impedendo di andare incontro ad una lesione seria. La stessa funzione è svolta dai nocicettori del cavallo.
I recettori sono presenti in diverse strutture del piede del cavallo. Li troviamo soprattutto:
- nel derma della suola ventralmente e palmarmente al cuscinetto digitale e nei talloni (corpuscoli di Ruffini in corrispondenza dei principali nervi che attraversano il piede e corpuscoli lamellari del Pacini),
- a livello della corona dove circondano i follicoli piliferi sull’epidermide e nel derma (cellule di Merkel),
- nella parete dello zoccolo (terminazioni nervose libere e cellule di Merkel, nocicettori e termocettori)
Nel piede del cavallo sono presenti inoltre fibre del sistema nervoso simpatico. Il sistema nervoso simpatico è quella parte del sistema nervoso autonomo (parte del sistema nervoso governante le funzioni involontarie dell’organismo). Il sistema nervoso simpatico presiede a reazioni di paura e fuga (in inglese fight or flight) e che attivano la muscolatura liscia intorno ai vasi sanguigni inducendo vasocostrizione.
Possiamo perciò capire come il piede del cavallo possegga la stessa varietà di terminazioni nervose che ritroviamo nelle nostre mani e piedi. Molte di esse non forniscono sensazioni dolorifiche bensì informazioni di tipo meccanico fondamentali al cavallo per affrontare la forza di gravità e muoversi nell’ambiente. Poiché le fibre nervose che veicolano input meccanici sono mielinizzate e più grosse di quelle nocicettive del dolore, la loro velocità di conduzione degli impulsi è maggiore così, fisiologicamente, gli stimoli meccanici hanno la meglio su quelli nocicettivi. Questo aspetto è fondamentale altrimenti sentiremmo sempre dolore! Più stimolazioni meccaniche ci sono, meno stimolazioni algiche avremo, impedendo al dolore di essere percepito a livello cosciente poiché tali input si fermano a livello di midollo spinale e non giungono al cervello (teoria del cancello).
Alla luce di quanto osservato analizzando le strutture sensitive del piede del cavallo possiamo capire come permettere al piede del cavallo di percepire stimoli meccanici diversi migliori la sua capacità di controllare la postura e la qualità del movimento. Più informazioni il piede è in grado di ricavare dal terreno, più il cavallo è consapevole delle proprie estremità e in grado di affrontare le modifiche ambientali prevenendo instabilità e infortuni. Non dobbiamo inoltre dimenticare che il piede è in connessione con gli arti e la colonna vertebrale dove sono presenti altri importanti meccanocettori. Dove c’è movimento e stimolazione, più sviluppata sarà la propriocezione.
Come fare allora per aiutare il piede del cavallo a “sentire”?
- Innanzitutto occorre fornire superfici di tessitura e cedevolezza differente. Un piede abituato sempre allo stesso tipo di terreno non verrà mai correttamente stimolato e aumenterà il rischio di traumi. Per questo bisogna cambiare tipi di terreno ed allenare il cavallo su terreni diversi. Un cavallo che vive sempre in box e ha disposizione solo poco tempo e lo stesso tipo di terreno per fare attività fisica non avrà mai un piede adeguatamente stimolato a funzionare come efficiente organo di senso!
- Se abbiamo un puledro è importantissimo far sperimentare al suo piede scenari differenti e soprattutto assicurargli possibilità di movimento costante in modo da garantire uno sviluppo del piede ottimale rinforzando il fettone e potenziando le strutture caudali del piede come il cuscinetto digitale che abbiamo visto ospitare importanti terminazioni nervose oltre che tessuto adiposo con funzione di protezione e ammortizzazione. In questo modo il fettone diventerà più resistente e le cartilagini alari elastiche con miglioramento del suo apparato ammortizzante. Il pareggio dovrà essere attento evitando un abbassamento eccessivo dei talloni e una cura del piede fin dalla tenera età per risparmiare future patologie del piede facendo crescere un piede funzionale e performante. Laddove è possibile a livello gestionale e se il piede è sano è auspicabile tenerlo scalzo.
In questo modo consentiamo al piede del puledro di entrare in contatto col terreno prima coi talloni con seguente compressione graduale del fettone e flessione delle cartilagini alari. Tale dinamica è assimilabile ad uno pneumatico che impatta e rotola sul terreno evitando un carico eccessivo di una struttura rispetto ad un’altra come accade invece con l’atterraggio in punta del piede ferrato.
- Favorire il più possibile il contatto della suola col terreno, l’allargamento e il restringimento dei talloni durante il carico e la levata, l’elaterio. Da evitare sono sicuramente i talloni troppo bassi e un angolo palmare negativo.
- Curare in modo maniacale la pulizia della lettiera e del piede del cavallo. In natura il cavallo non staziona sulle proprie deiezioni impedendo che le sostanze presenti in esso danneggino la suola e il fettone e permettano la colonizzazione da parte di batteri e funghi. Il marcimento del fettone comporta un dolore cronico per il cavallo e può portare a zoppia.
- Affidarsi ad un veterinario chiropratico che analizzi ed individui eventuali posture antalgiche e migliori la mobilità oltre che la postura del cavallo. Ricordiamo infatti che attraverso il trattamento chiropratico è possibile stimolare i recettori fondamentali per la propriocezione e aiutare un buon controllo neuromuscolare.
Madre Natura ha creato il cavallo con un piede che gli permettesse di svolgere una vita migratoria fatta di decine e decine di km al giorno su terreni aridi e impervi ma soprattutto che gli facesse “sentire” il terreno, è nostro dovere mantenerlo in salute!
Bibliografia e sitografia:
- Bowker R. et al, Sensory receptors in equine hoof
American Journal of veterinary research, 1993
- Ji Hyun Kim et al, Pacinian corpuscle-like structure in the digital tendon sheath and nail bed: a study using late-stage human fetuses
- Anatomy & Cell Biology, 2017
- Haussler K. et al., “Effects of vertebral mobilization and manipulation on kinematics of the thoracolumbar region”, American Journal of Veterinary Resaerch, (2007),
- Pete Ramey, Care and rehabilitation of the Equine Hoof, 2011