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La terapia naturale per la bronchite cronica ostruttiva del cavallo o RAO

27, Ott, 2020 | Salute del cavallo

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Molti di voi avranno sentito parlare di bolsaggine ovvero il termine gergale che si è sempre usato per definire la bronchite cronica ostruttiva del cavallo anche definita RAO (Recurrent Airway Obstruction) che ha molto in comune con l’asma felina- per rimanere in ambito veterinario- e la BPCO nell’uomo.

Come suggerisce il termine stesso, è una patologia cronica infiammatoria caratterizzata da un’ostruzione delle vie respiratorie che tende a manifestarsi clinicamente nei cavalli di mezza età. E’ più frequente nell’emisfero nord dove i cavalli sono stabulati per la maggior parte del tempo e nutriti a fieno. Una sindrome analoga è la SPAOD (Summer Pasture Associated Obstructive pulmonary Disease) riportata nel Sudest degli Stati Uniti, Inghilterra e California in cavalli al pascolo con tempo mite e umido. Si tratta infatti di due sindromi sovrapponibili ma con diversi fattori scatenanti. Inizialmente la RAO era conosciuta come COPD (Chronic Obstructive Pulmonary Disease) anche se ad oggi si raccomanda l’utilizzo del termine RAO in quanto non è del tutto sovrapponibile dal punto di vista eziologico (cioè per quanto riguarda le cause) alla BPCO umana. Il fattore scatenante più comune della RAO è l’inalazione di polveri organiche come quelle del fieno o della lettiera, oppure quelle che si formano al pascolo in condizioni di caldo umido. Le polveri organiche contengono diverse molecole in grado di indurre un’infiammazione bronchiale. Tra queste troviamo allergeni, endotossine, muffe contenenti betaglucani, e piccole particelle.

La terapia naturale per la bronchite cronica ostruttiva del cavallo o RAO

Le particelle volatili e le muffe presenti nel fieno sono tra i più importanti fattori scatenanti

L’elevato numero di eosinofili e IgE nel liquido di lavaggio broncoalveolare (prelevato durante la broncoscopia per confermare un sospetto di bronchite cronica ostruttiva) avvallerebbe la tesi che alla basi ci sia una reazione di natura allergica alle muffe e agli Actinomiceti come Faeni rectivirgula. Gli eosinofili sono infatti dei globuli bianchi adibiti al controllo delle reazioni allergiche (regolano tra l’altro l’azione dell’istamina) mentre le IgE sono degli anticorpi che l’organismo produce per difendersi da particelle riconosciute come estranee (ad esempio gli allergeni). Tale aspetto non caratterizza invece i cavalli affetti da SPAOD anche se si è documentata in questi ultimi come in quelli affetti da RAO, una produzione di citochine (proteine implicate nei processi infiammatori) che porta ad una reazione immunitaria anticorpale di tipo TH2. Tuttavia non è possibile indurre la sindrome ostruttiva attraverso la semplice somministrazione di muffe a cavalli non sensibili. Anche il fieno e la polvere della lettiera contengono endotossine che a livello di vie respiratorie inducono un’infiammazione neutrofilica e un’ipersecrezione di muco che sono aspetti tipici della RAO. Altre particelle e fibre a contatto con il tessuto epiteliale che riveste tali vie induce il rilascio di citochine pro-infiammatorie tipo la IL-8. Sotto la sua influenza i neutrofili accumulati (i globuli bianchi che per primi accorrono nei siti di infiammazione) invadono il lume delle vie respiratorie nel giro di sole 8 ore. Parallelamente i bronchi si costringono (è come se l’albero respiratorio cercasse di ostacolare l’entrata di ulteriori particelle nocive) e insieme al muco vischioso prodotto in abbondanza a scopo protettivo e alle modifiche dei tessuti colpiti da infiammazione, si riduce il calibro delle vie respiratorie con ostacolo al passaggio dell’aria soprattutto in espirazione in quanto questa rimane intrappolata nelle basse vie respiratorie.

Essendo la polvere composta da diverse particelle, sia RAO che SPAOD sono scatenate da fattori diversi ma che portano alla stessa infiammazione delle vie aeree in cavalli sensibili probabilmente predisposti geneticamente. Cavalli infatti esposti alle stesse condizioni ambientali possono non sviluppare la sindrome che invece si manifesta nei cavalli allergici. Con la cronicizzazione le pareti delle vie respiratorie si rimodellano, la muscolatura liscia diventa ipertrofica (aumenta di volume) si sviluppa fibrosi peribronchiale e il muco diventa sempre più vischioso.

Tutto questo limita ulteriormente il passaggio dell’aria con un’alterazione degli scambi gassosi e abbassamento dell’ossigenazione sanguigna. Di conseguenza i cavalli affetti da RAO compenseranno aumentando la frequenza respiratoria per aumentare il volume di aria respirato al minuto.

Il primo sintomo a comparire è senz’altro la tosse. In corso di distress respiratorio le narici sono dilatate e a volte con muco biancastro, la frequenza respiratoria è aumentata e il cavallo utilizza anche i muscoli addominali per aiutare quelli intercostali e il diaframma nello sforzo respiratorio. Spesso, infatti, nei cavalli con RAO si osserva la cosiddetta “heaves line” ovvero la linea di demarcazione degli addominali obliqui esterni che sono sottoposti ad iper-lavoro per aiutare il cavallo nella respirazione.

La terapia naturale per la bronchite cronica ostruttiva del cavallo o RAO

Heaves line visibile in un cavallo affetto da RAO per lo sforzo muscolare degli addominali obliqui

La terapia naturale per la bronchite cronica ostruttiva del cavallo o RAO

Alla visita clinica una leggera palpazione della trachea può dare luogo ad un’iper-espressione del riflesso della tosse, all’auscultazione possono essere presenti ronchi e sibili soprattutto nei campi polmonari periferici, a meno che, nei casi più gravi, il movimento dell’aria sia così ostacolato e le vie così ostruite da non farci percepire rumori respiratori.

Il cavallo può essere quindi in uno stato di ansia e talvolta presentare scolo nasale o tentare di espellere il catarro. Negli stadi cronici più avanzati il cavallo può perdere peso. Nei casi meno gravi la sintomatologia tende a manifestarsi durante l’attività fisica, il pasto o la pulizia da parte del proprietario, oppure in seguito ad una bella rotolata per terra o corsa in paddock.

La gestione classica della RAO, indipendentemente dal grado di severità, si basa su tre principi fondamentali: controllo ambientale, uso di corticosteroidi per ridurre l’infiammazione e la somministrazione di broncodilatatori per dilatare le vie aeree.

  1. Controllo ambientale: occorre rimuovere o ridurre il più possibile la polvere sia dal fieno che dalla lettiera.

    truciolo depolverizzato

    Spesso risulta pratico tenere il cavallo al pascolo in paddock con capannina piuttosto che in box dove è molto difficile controllare le polveri ambientali. Il cavallo infatti tollera molto bene anche temperature inferiori ai -20°C qualora disponga di un riparo dal vento e dalla pioggia (anche se molti cavalli non temono neppure quella e spesso stanno fuori dalla capannina anche in caso di pioggia cospicua). Il fieno deve essere opportunamente bagnato o messo ammollo in acqua per due ore in modo da rendere meno disponibili e volatili le particelle polverose; bagnandolo infatti si agisce solo sulla superficie e quindi l’acqua non penetra all’interno della massa di foraggio e inoltre tende ad evaporare. Si ricorda infatti che bastano pochi minuti di inalazione delle polveri per un cavallo ipersensibile per scatenare la tosse che può durare anche per giorni. Anche se mettiamo in ammollo il fieno ma il cavallo è tenuto in box o al chiuso può risentire della polvere del fieno consumato da altri cavalli oltre che di quella depositata su pareti e suolo. Spesso il fieno deve venir sostituito con insilati, pellettati o wafer in caso non sia sufficiente l’operazione di ammollo per ridurre le polveri.

Per quanto riguarda la lettiera sono da preferirsi il truciolo depolverizzato o addirittura quelle composte da pezzettini di              cartone

 

  1. Ridurre l’infiammazione: le terapie tradizionali prevedono l’impiego di corticosteroidi orali, iniettivi o inalatori, ovvero le molecole antinfiammatorie per eccellenza. Il loro utilizzo tuttavia dovrebbe essere limitato nel tempo per via degli effetti collaterali di quelli somministrati per via sistemica (ed esempio via orale o iniettiva) come ad esempio il rischio di ulcere gastrointestinali, abbassamento delle difese immunitarie ma soprattutto la laminite. Per questo si tendono ad utilizzare in fase acuta quando ci sia la necessità di ridurre in modo rapido il livello di infiammazione delle vie aeree per migliorare la respirazione. E una volta passata la fase acuta come posso gestire l’infiammazione? La natura per fortuna ci offre una serie di rimedi che ci permettono di ridurre al minimo l’utilizzo di corticosteroidi o di evitarli in situazioni in cui sono molto rischiosi ovvero in cavalli laminitici o affetti da morbo di Cushing.

    La terapia naturale per la bronchite cronica ostruttiva del cavallo o RAO

    somministrazione per via inalatoria di farmaci antinfiammatori e broncodilatatori

Il Ribes nigrum è la pianta antinfiammatoria che più utilizzo in virtù della sua azione cortisone-simile: il fitocomplesso presente nelle sue gemme è in grado di stimolare le surrenali (ghiandole endocrine poste in prossimità dei reni) a produrre il cortisolo, un ormone con le stesse caratteristiche e meccanismi d’azione. Inoltre è la mia pianta d’elezione nel trattamento delle malattie allergiche che come abbiamo visto condividono numerosi meccanismi patogenici studiati per la RAO.

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Ribes nigrum

Ne raccomando a tale scopo il suo impiego come gemmoderivato o macerato glicerico in quanto altri tipi di estrazione come la tintura madre non hanno lo stesso effetto terapeutico (ad esempio vengono utilizzati per l’effetto diuretico e non hanno azione antinfiammatoria). Il gemmoderivato di ribes tuttavia è controindicato in cavalli con Cushing per i quali si preferiscono altri gemmoderivati come l’Ontano nero. Infine del ribes si utilizza anche l’olio, ricco di acidi grassi insaturi omega 3 (in particolare acido gamma-linolenico) e utilissimo per l’azione antiossidante e antinfiammatoria. L’olio di ribes nero è disponibile oggi anche per il cavallo da solo o in associazione con  oli essenziali con effetto fluidificante e antimicrobico!

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Helichrysum italicum

L’Helichrysum italicum è una pianta italiana nota per le sue capacità espettoranti, mucolitiche e antitussigene. Inoltre è molto utile in cavalli affetti anche da dermatiti allergiche in quanto ottimo drenante del fegato che in corso di patologia allergica si trova a dover eliminare un gran numero di tossine. Nel cavallo sono solita prescriverlo come estratto secco.

La Boswellia serrata è la pianta da cui si prepara l’incenso ed ha molteplici azioni terapeutiche; grazie alla presenza di mucillagini ha azione cicatrizzante e lenitiva utile ad esempio in caso di ulcere gastrointestinali o nella prevenzione di esse. Ha attività antibatterica, antivirale e antifungina oltre che un’azione broncodilatatrice. La sua azione antinfiammatoria non si esplica solo a livello di sistema respiratorio ma anche a livello osteoarticolare per cui se ne utilizza l’estratto secco anche in caso di artrite e artrosi che in cavalli di mezza età è abbastanza diffusa ed è comodamente somministrabile come estratto secco.

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Boswellia serrata

 

Tra in tanti chemiotipi estratti dalla Cannabis uno dei più importanti e

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Cannabis sativa

conosciuti è senz’altro il cannabidiolo o CBD. Tale metabolita viene estratto in olio dalle inflorescenze di questa pianta e ha una documentata azione antinfiammatoria utilizzata da tempo per gestire le patologie articolari croniche e ora trova impiego in patologie con importante componente infiammatoria come ad esempio la RAO; i recettori CB2 a cui si lega sono infatti espressi a livello periferico e di cellule del sistema immunitario; il CBD stimola inoltre l’appetito (utile nei cavalli in dimagramento) e regola l’ansia che come abbiamo visto si accompagna spesso agli stati di distress respiratorio. Recentemente è stato lanciato anche l’ olio di CBD specifico per gli equini.

La Curcuma longa è una pianta di cui si utilizza la radice; il suo estratto può essere utilizzato in corso di RAO sfruttandone l’azione antinfiammatoria, antiossidante e antispastica sulla muscolatura liscia (che nella RAO è ipetrofica e porta al broncospasmo). Ricordo che la polvere (come quella che si usa per cucinare) è scarsamente biodisponibile a meno che non venga somministrata in forma tecnologizzata complessata con fosfolipidi che passa facilmente la barriera intestinale per essere assorbita.

E i funghi? Anche la micoterapia ci giunge in aiuto in corso di RAO! Ad esempio il Cordyceps sinensis rappresenta un ulteriore alleato nel controllare l’infiammazione cronica e nel modulare la risposta immunitaria che in questa patologia è sbilanciata. Inoltre ha una importante azione antivirale e nel cavallo di mezza età supporta la funzionalità renale e la perdita di massa muscolare.

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Cordyceps sinensis

Abbiamo poi il Ganoderma lucidum con azione antistaminica e simil cortisonica, e il Chaga ovvero l’antiallergico per eccellenza.

  1. Broncodilatazione: oltre ai farmaci tradizionali normalmente impiegati a questo scopo come clembuterolo, salmeterolo, atropina ecc, a livello fitoterapico troviamo piante che possono essere utilizzate in associazione o in alternativa ad essi per aumentare il calibro delle vie respiratorie.

L’Adhatoda vasica è la pianta anti-asma per eccellenza; ha inoltre un’interessante azione antistaminica (quindi utile in una patologia su base allergica come la RAO) e antitussigena oltre che un’azione broncodilatatrice simile alla teofillina (una molecola ampiamente utilizzata come broncodilatatore).

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Adhatoda vasica

Il Viburnum lantana è la pianta con la più rapida azione broncodilatatrice, oltre che mucolitica ed espettorante.

In caso in cui si ricerchi anche un’azione antimicrobica si può ricorrere alla Drosera o al Pelargonium sidoides.

Le terapie fitoterapiche sono in genere somministrate a cicli di 3 settimane con pause variabili in base alla gravità dei sintomi. Spesso cerco di concentrare i trattamenti all’inizio della primavera e dell’autunno.

Parallelamente a questi aspetti fondamentali sarebbe utile aiutare la meccanica respiratoria migliorando la mobilità articolare delle vertebre toraciche e delle coste che in cavalli con difficoltà respiratorie sono spesso presenti come anche blocchi di diaframma e contratture muscolari. La chiropratica e la manipolazione miofasciale possono darci un grande aiuto. Ricordo inoltre che stimolare il cavallo al movimento controllato lo aiuta nell’espettorazione e ci permette di mantenere un certo allenamento cardiorespiratorio.

Ovviamente queste sono delle generiche indicazioni e servono a stimolare la curiosità verso un mondo come quello della fitoterapia poco esplorato e spesso dimenticato. Le piante sono di tutti e possono aiutare tutti!

Mi raccomando tuttavia di evitare il faidate e di rivolgersi ad un medico veterinario esperto in fitoterapia (un elenco aggiornato è disponibile sul sito AIMOV  in quanto gli estratti vegetali sono veri e propri farmaci con posologie, indicazioni e controindicazioni precise!

Referenze:

In: Equine Respiratory Diseases, P. Lekeux (Ed.)
Publisher: International Veterinary Information Service (www.ivis.org), Ithaca, New York, USA.
Recurrent Airway Obstruction (Heaves) ( 30-Nov-2001 )
N. E. Robinson
Department of Large Animal Clinical Sciences, Veterinary Medical Center, Michigan State University, East Lansing, MI,
USA.

Corso di Fitoterapia Clinica Veterinaria
organizzato da AIMOV
presso
Dipartimento di Medicina Veterinaria
di Perugia, anno 2016-2017; 2017-2018