Analogamente a quanto accade per gli umani, anche in ambito veterinario l’aspettativa di vita dei nostri compagni a quattro zampe è aumentata e molti di noi vivono con un animale anziano. Vediamo insieme come aiutarlo al meglio e assicurargli un invecchiamento di successo.
L’età geriatrica si colloca in periodi della vita del cane diversi a seconda della taglia o razza dell’animale e in genere tanto maggiore è la taglia quanto più precoce è l’invecchiamento. Case e colleghi (2000) hanno proposto le seguenti soglie per il raggiungimento dell’età del cane: 11.5 anni per cani di peso fino a 10 kg, 11 anni per quelli di peso compreso tra 10 e 25 kg, 9 anni se di peso compreso tra i 25 e i 45 kg, e infine 7.5 anni per cani che pesano più di 45 kg. Nel caso del gatto invece non sembrano esserci differenze particolari relativamente alla razza e alla taglia per cui il gatto si considera anziano a partire dagli 11 anni (Vogt et al.2010). A partire da queste fasce di età ci si può perciò attendere una serie di cambiamenti metabolici e funzionali associati all’invecchiamento. Non dobbiamo però dimenticarci che l’età non implica necessariamente un calo evidente delle funzioni organiche e ogni animale anziano può essere considerato tale anagraficamente ma può conservare un’ottima forma soprattutto perché negli ultimi tempi si è iniziato a prestare cure più attenti e mirate. In altre parole anziano sì ma in forma! Ecco perché è importante conoscere i cambiamenti a cui va incontro l’animale anziano per gestire con successo il suo invecchiamento e poter vivere con lui tanti anni felici e sereni.
Con l’avanzare degli anni il cane e il gatto vanno incontro a una riduzione della massa magra e un aumento della massa grassa; i loro fabbisogni energetici di mantenimento possono calare del 10-12% nel cane (Kienzle e Rainbird, 1991) e del 3% per ogni anno dopo gli 11 anni di età nel gatto (Laflamme et al., 200; Cupp et al. 2004); questo calo, associato ad una diminuzione della loro attività fisica per motivi comportamentali o articolari, porta ad un maggior rischio di obesità. Per tale motivo il mangime commercializzato per l’animale anziano è spesso ipocalorico, con un elevato tenore di fibra (per aumentare il senso di sazietà e favorire il transito intestinale spesso rallentato nei senior) e un basso apporto proteico (per aiutare in caso di insufficienza renale). Un tale approccio dietetico può essere corretto per i soggetti obesi o fortemente sovrappeso (ed evitare quindi le patologie associate all’obesità e un peggioramento della mobilità in caso di artropatie) oppure per i nefropatici, ma non lo è per quei soggetti normopeso, sottopeso o con disturbi dell’appetito. Sarebbe perciò opportuno gestire l’alimentazione in modo differente a seconda del cane o gatto che ci troviamo difronte. Inoltre è di fondamentale importanza per favorire un buon tono muscolare e aumentare la massa magra (che fisiologicamente si riduce con la senilità tanto che si parla di sarcopenia, in altre parole perdita di massa muscolare) garantire un corretto apporto di proteine di alto valore biologico (cioè che apporti tutti gli amminoacidi essenziali di cui l’organismo ha bisogno). E’ stato dimostrato che una dieta ad elevato tenore proteico (circa il 33%) comporti un aumento della massa magra nei cani anziani rispetto ad una dieta dove vengono soddisfatti i fabbisogni proteici minimi (Davenport et al., 2001). Ne consegue che se un animale anziano non soffre di insufficienza renale necessita di una dieta che garantisca un buon tenore proteico perché a scopo preventivo la restrizione proteica non si è mostrata in grado di prevenire la comparsa di tale malattia e sarebbe del tutto inutile se non controproducente poiché non gli permetterebbe di formare una buona riserva muscolare di proteine utilissima in corso di malattie croniche o infezioni. Ovviamente la dieta dovrebbe includere elementi antiossidanti come vitamina E, C e selenio per rinforzare le difese nei confronti dei radicali liberi (la prima causa di degenerazione e invecchiamento dei tessuti, spesso in aumento nella patologie croniche), un corretto rapporto di omega 3 e omega 6 per contrastare l’infiammazione e tutta una serie di macro e microelementi per supportare il sistema immunitario. Se una corretta alimentazione è importante per la salute di cane e gatto, è fondamentale nell’animale anziano e per questo è opportuno formulare una dieta ad hoc che tenga conto delle differenti esigenze di ciascun soggetto e delle eventuali patologie concomitanti (Biagi, 2018)
L’animale anziano come già detto è spesso affetto da patologie articolari e da dolore cronico, quindi due patologie (ebbene sì il dolore in medicina moderna è considerato una patologia ed è associato ad un’infinità di alterazioni dell’equilibrio omeostatico dell’organismo) che portano ad un evidente abbassamento della qualità della vita. Spesso nella mia pratica veterinaria mi sento dire “eh cosa vuole è anziano è normale che zoppichi”, “ormai è da tempo che non riusciamo più a fare giri lunghi attorno a casa”, “da qualche tempo a questa parte è diventato schizzinoso e non vuole più la sua pappa”, “devo pulirlo di frequente perché non si pulisce più da solo”. Per molti proprietari questo tipo di cambiamenti sono normali e scontati e si rassegnano a vedere i loro compagni di vita faticare a camminare, smettere di giocare, interagire sempre meno, essere più selettivi col cibo, toelettarsi e/o urinare e defecare con difficoltà ecc. Sebbene l’invecchiamento sia un processo fisiologico ed inesorabile, ricordiamoci che possiamo fare molto per rallentarlo e diminuire il disagio del nostro animale anziano che diventa anche il nostro nel vederlo affrontare disarmato l’ultima fase della sua vita. Di armi al giorno d’oggi ne abbiamo molte! Oltre a gestire al meglio la sua alimentazione, possiamo integrare le eventuali terapie farmacologiche e controllare il dolore con trattamenti alternativi quali agopuntura, fitoterapia, omotossicologia, omeopatia ecc; in questo modo possiamo gestire il dolore e l’infiammazione per ridurre l’impiego dei farmaci tradizionali e e i loro effetti collaterali. La natura infatti con piante e funghi ha da offrirci un vero e proprio arsenale terapeutico!
Ovviamente tutto ciò deve essere accompagnato da un buon programma di esercizio. Vi starete chiedendo come mai parlo di esercizio a proposito di un animale anziano. La rigidità dei tessuti muscoloscheletrici associati alla senilità comporta di per sé un calo della mobilità che a sua volta andrà ulteriormente a ridurre il range di movimento delle articolazioni con conseguente atrofia, spasmo muscolare, restrizioni miofasciali e dolore. E tutto questo anche in assenza di artrosi! Il fisico inoltre cercherà di continuare a muoversi e contenere il dolore modificando la propria postura e pattern di movimento. Tutto questo infine porterà ad ulteriore dolore nonché ad alterazioni neurologiche legate ad una progressiva perdita della propriocezione (la capacità del nostro sistema nervoso di conoscere posizione e movimento degli arti nello spazio senza l’ausilio della vista). La capacità propriocettiva risiede nell’attivazione di recettori meccanici che si attivano quando le articolazioni, i muscoli e le fasce si muovono. Quando questi non si muovono più per un minor uso, per il dolore o per una lesione degenerativa, tali recettori non vengono più attivati e il sistema nervoso non dispone più di queste informazioni: è come se diventasse meno consapevole di quel distretto o regione.
La chiave per interrompere o contrastare questo circolo vizioso è stimolare e garantire
il movimento fisiologico attraverso giochi, esercizi e percorsi propriocettivi che si possono eseguire a casa, i quali diventano una vera e propria terapia per la mobilità. A questo link potete trarre spunto per creare il vostro: percorsi propriocettivi. Rivolgendosi ad un medico veterinario esperto in riabilitazione ed effettuando una visita fisiatrica si potrà individuare l’approccio migliore per ogni animale anziano associando a terapie strumentali come tecar, laser, ultrasuoni, terapie manuali, ad esempio la chiropratica, nonché l’idroterapia. Egli inoltre ci indicherà come rendere la nostra casa e auto a prova di cane anziano (ad esempio facendo attenzione alle superfici scivolose e utilizzando dei supporti per la salita e discesa da auto e divano)
Ultimo ma non per importanza è l’aspetto emotivo e cognitivo dell’animale anziano. Se da una parte il dolore influenza la postura e lo stato emotivo con anche anticipazione emozionale, aggressività, irritabilità, tendenza all’isolamento, dall’altra abbiamo a che fare con un soggetto in cui col passare degli anni si evidenzia un calo delle funzioni cognitive e delle capacità sensoriali come vista e udito. Per tale motivo è importante offrirgli un ambiente confortevole e sicuro, e stimolarlo il più possibile dal punto di vista cognitivo e relazionale.
Ogni nostro sforzo per garantire una buona qualità di vita sarà essenziale per donare serenità e dignità al nostro animale anziano.